mercoledì 29 dicembre 2010

Le cose che restano



Ci sono cose che volano – uccelli, ore, calabroni – ma di loro non mi importa.
Poi ci sono le cose che restano: dolore, colline, eternità».
( Emily Dickinson )

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Le cose che restano sono quelle che sopravvivono al dolore, al tempo, alla disgregazione, quelle che rimangono dopo che la realtà è cambiata e si è trasformata.

Anonimo ha detto...

Ho incontrato un giorno una donna. Camminava decisa non so verso dove. Camminava in quel prato di fiori e sapeva dove stava andando. L’ombrello che portava le serviva per ripararsi sia dal sole sia da un’improvvisa pioggia. Previdente, ma sicura. Era pronta per ogni evenienza: non le serviva altro.
Avrei voluti fermarla, parlarle. Non l’ho fatto. Ho preferito soffermarmi a guardarla fino a quando non è scomparsa dall’orizzonte dei miei occhi, portarmi dentro la sua immagine. Poteva essere nata cent’anni fa. Poteva essere nata molto prima. Avevo l’impressione che possedesse un’arte: quella di non avere un orologio in testa, di non porsi tanti perché, né affannarsi a fare domande a cui non avrebbe saputo dare risposte. Avevo l’impressione però che sapesse qualcosa di essenziale: vi sono cose che scompaiono e cose che restano. Cose che vale la pena vivere e altre che non valgono un minuto della nostra vita. Che basta fermarsi e guardare per capire dove e verso cosa andare. Che è sufficiente attardarsi un attimo per comprendere dove ti porta ogni strada e scegliere quella che è più tua. Lei aveva scelto il prato, non il sentiero.

Il prato brulicava di vita ed a lei piaceva starci in mezzo, come una dei tanti esseri che lo abitavano. Cercava la strada in cui meglio poteva assaporare il senso della vita. Dove la vita muore e rinasce in un circolo eterno a cui essa stessa apparteneva.

Poi è scomparsa ed io sono rimasto a guardare il sole che tra lame di luce abbandonava il giorno.